Come decostruire forme rigide, dare avvio al Made-in-Italy e creare la società. Giorgio Armani
È un libro bellissimo. Bellissimo. È molto di più di una storia su Giorgio Armani. Descrive un momento storico dell’Italia, di cambiamenti, di spinta in avanti e pianificazione del futuro. È molto di più di una storia di orli e volumi. È la descrizione di una visione, di un modo di fare impresa che ha anticipato i tempi e che chiunque voglia fare business può tenere presente oggi. Il delinearsi dell’immagine coordinata, la pianificazione, la divisione dei ruoli, la capacità di interpretare i tempi e scegliere i paesi e i partner giusti. Il ruolo della fortuna nella sorte di una carriera, che non è mai solo il frutto di talento e impegno.
La dimostrazione pratica che non sempre chi ha un enorme successo, sapeva sin dalla tenera età cosa voleva fare da grande. In molti casi è così. Nel caso di Giorgio Armani no. Lui non voleva fare moda.
Un libro per tutte quelle persone che credono che la moda sia anche cultura e società e lavoro, non solo estetica e vanità (che pure basterebbero)…
Il mondo è cambiato dagli inizi di Armani, eppure molti punti sono validi tutt’oggi.
Esclusa la nota di eccessivo elogio sulla persona Giorgio Armani, questa più di altre biografie è una lettura da cui prendere nota e imparare dal punto di vista della carriera.
Le 5 ragioni per cui vale la pena leggere questa bio sono già descritte sopra, ma in sintesi
Avere una visione. Non farsi distrarre dai rumori intorno. Andare avanti
Si può iniziare a tutte le età, ma si deve essere consapevoli di pro e contro
Si può iniziare tardi. Non farsi condondere dalla falsa descrizione della realtà. Rimanere però lucidi sulla possibilità. Le persone di successo sono ottimiste non perché sognano ma perché pensano di avere tutta la vita davanti, e quindi programmano il futuro anche se hanno 70 anni
I contraccolpi diminuiscono ottimismo e fiducia
I traumi fanno diminuire l’ottimismo, quindi se avete subito sconfitte sarete meno ottimiste, in compenso sarete lucide. Armani ha smesso di pensare di vivere per sempre dopo una malattia. Allora è diminuito l’ottimismo ed è subentrata la lucidità
L’immagine coordinata
L’importanza dell’immagine coordinata e dell’immagine in assoluto. Armani come DVF è diventato il manifesto del proprio brand. Bisogna essere dotati di grande narcisismo per farlo. L’altra faccia della medaglia è pensare che tutti vogliano uniformasi alla propria visione. Si rischia di soffocare l’audience e di peccare di egomania (come pretendere che le giornaliste non facciano recensioni negative, come pretendere che l’arredo di un appartamento non possa essere modificato perchè romperebbe l’armonia creata dall’estetica Armani)
Conoscere e capire il tempo nel quale si vive
Sapere leggere la società. Imformarsi ma andare oltre, intuire come si muove il mondo. Da un punto di vista sociale, aspirazionale, economico. E adattare il prodotto all’umore del paese. Come già nel caso di Vivenne Westwood, questo è un talento che i grandi imprenditori hanno. Ricordate: capire l’umore del paese…
E a proposito di questa intuizione, nel 1999 Armani a riguardo al peso del marchio, dell’immagine e della pubblicità, rispetto al prodotto, diceva: “Se un marchio viene molto pompato, molto pubblicizzato, gli acquirenti comprano, a prescindere dal prodotto. Lo fanno perchè è di moda. C’è chi crede di essere un poveraccio se non ha il portafoglio di Gucci o la scarpa di Prada. E la giacca di Armani, aggiungerei. Questa è la tendenza. E questo è uno dei motivi per i quali mi sento profondamento frustrato”.
Aveva capito che era entrata nella moda l’alta finanza, che non se ne sarebbe più andata via e avrebbe trasformato più del digitale, dei social e dell’e-commerce, il mondo della moda. Arnault e Pinault sono ancora tra noi, e sono più forti che mai. Anche su questo aspetto la lucidità di Armani non ha paragoni.
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